
I nazisti che volevano rubare Dante
Nel settecentenario della morte di Dante Alighieri, un testimone rivela il furto, sventato, delle ossa del Sommo Poeta
La mania di Hitler per le opere d’arte e le reliquie, razziate in giro per l’Europa, è storia risaputa. Ma che addirittura fece rubare dalle sue SS nel 1944 i resti di Dante da Ravenna è una notizia che lascia perplessi. Dunque ciò che è custodito nel sepolcro a Ravenna è un falso? Fortunatamente no e il racconto di un testimone, pubblicato dalla rivista digitale Pen Italia, svela dei retroscena davvero incredibili. Il ravennate Sergio Roncucci, che all’epoca dei fatti aveva 10 anni, è il fratello e figlio di due dei protagonisti della vicenda che vede da una parte l’esercito nazista, incaricaricato del furto delle ossa di Dante e dall’altra l’Oss americana (Office of Strategic Services) e l’Ori (Organizzazione per la Resistenza italiana). Dell’operazione si sarebbe occupato il colonnello delle SS Alexander Langsdorff. Occorreva assolutamente sventare il tentativo tedesco! A questo punto, il capo dell’Ori, Raimondo Craveri, informa il genero, lo storico e filosofo Benedetto Croce, che a sua volta avvisa il grecista Manara Valgimigli, che da l’imbeccata a don Giovanni Mesini, studioso ravennate di Dante. Il prelato chiede aiuto a Bruno e Giorgio Roncucci e ad Antonio Fusconi, custode della tomba di Dante Alighieri, i quali si recano al cimitero di Ravenna, prelevano le ossa da una tomba abbandonata e nella notte fra il 23 e il 24 marzo del 1944 le sistemano al posto di quelle del Poeta.
Arrivano le SS, trafugano le ossa di Dante e le portano a Berlino. Quando si accorgono della beffa è troppo tardi, la guerra è ormai alla fine e hanno altro a cui pensare!
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