Otranto: fascino salentino

 

Un incantevole borgo ricco di storia

Otranto è l’Oriente. E’ il fascino di viaggi verso terre lontane. Poderosi bastioni, cinte possenti, maestose porte d’ingresso tra le cui ombre si passa come piccole cose. Da qui partivano i crociati per la terra santa; qui sbarcò San Francesco di ritorno dal Santo Sepolcro. C’è tanto passato tra le sue mura ma, soprattutto, c’è il ricordo di tante genti diverse. Greci, armeni, veneziani.

La piccola Chiesa di San Pietro, chiusa tra le case, è la gemma bizantina di una piazzetta nascosta. Pianta a croce greca, impostata su quattro colonne massicce e affrescata senza sosta, secolo dopo secolo, strato su strato. Dagli occhi spalancati delle ieratiche figure bizantine a una seicentesca presentazione al tempio. Poco più in alto, il Castello Aragonese domina il mare con le sue torri, espressione di forza e di potenza, grande macchina difensiva voluta da Ferdinando d’Aragona, perché mai più Otranto potesse essere presa, saccheggiata, distrutta, come era avvenuto nel 1480.

A ricordo di quell’evento restano le palle di cannone ammassate a mucchi nel cortile (sale, camminamenti e sotterranei, sono visitabili; il castello è aperto al pubblico tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 23.00; biglietto 9 euro, ridotto 7 euro – www.viaggiareinpuglia.it). L’assedio turco, durato 14 giorni e le sue vittime sono ricordati anche nella Cattedrale di Otranto, dove si conservano le ossa degli 800 martiri, i superstiti alla caduta della città che, fatti prigionieri, furono decapitati sul colle della Minerva. A loro è dedicata un’intera cappella del duomo.

Lo visitiamo. E’ davvero curioso che una voce dalla sagrestia urli: «No flash» quando, poi, centinaia di piedi calpestano indisturbati i meravigliosi mosaici del pavimento. Un’opera unica e monumentale firmata dal monaco basiliano Pantaleone. Una specie di summa del sapere medievale dove, insieme … Continua a leggere il reportage nell’ultimo numero di That’s Italia che trovi in tutte le edicole.

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